Sorto sull’antico convento dei Cappuccini di San Vittore, il complesso carcerario è composto da tre edifici. Due di questi sono adibiti ad alloggio del personale e a servizi vari, mentre il terzo è riservato ai detenuti.
Con l’avvento del fascismo, diventa luogo di reclusione di numerosi oppositori politici condannati dal Tribunale Speciale. Il 12 settembre 1943, dopo l’occupazione nazista della città, le SS assumono il controllo del IV e del VI raggio per i prigionieri politici e del V raggio per gli ebrei.
Il penitenziario, luogo di interrogatori e torture, è stato per molti oppositori politici, partigiani, scioperanti ed ebrei la prima tappa del lungo viaggio verso i lager nazisti.
Nonostante il clima di terrore e il rischio di punizioni e arresti, a San Vittore opera una rete di persone che si prodiga per rendere le condizioni di vita dei detenuti meno drammatiche, riuscendo, in alcuni casi, a salvarli dalla deportazione o favorendone la fuga. Esemplari sono le storie degli agenti di custodia Andrea Schivo e Sebastiano Pieri, suor Enrichetta Alfieri, chiamata “l’angelo di San Vittore”, e i dottori Gatti e Giardina.
Il 26 aprile 1945, i partigiani delle Brigate Matteotti liberano il carcere.
Storia di chi scelse: Mino Steiner
San Vittore è stato per molti oppositori politici, partigiani, scioperanti ed ebrei, la prima tappa del viaggio della deportazione. Tra di loro ricordiamo Guglielmo “Mino” Steiner, nipote di Giacomo Matteotti. Laureato in giurisprudenza, lavora nello studio dell’avvocato antifascista Lelio Basso; nel 1939 viene arrestato insieme a lui dalla polizia politica fascista e tradotto a San Vittore, dove rimane per una settimana.
Nel 1942 viene richiamato alle armi e mandato a Palermo. Con l’arrivo degli Alleati nella città siciliana, è contattato dai servizi segreti anglo-americani per il comando della prima missione segreta inviata oltre la linea del fronte in Nord-Italia.
Il 3 ottobre 1943 sbarca da un sommergibile inglese al largo della costa di Lavagna col compito di raccogliere informazioni sulle forze militari tedesche e di favorire il passaggio verso la Svizzera dei militari alleati dispersi oltre le linee.
Tornato a Milano, è tra gli ideatori del giornale politico “Lo Stato Moderno” aperto a tutte le idee antifasciste.
Il 16 marzo 1944 è arrestato e rinchiuso a San Vittore, reparto SS; dopo sei settimane, trascorse per la maggior parte in regime di isolamento, è trasferito a Fossoli e da qui, il 21 giugno 1944 a Mauthausen. Muore nel sottocampo di Ebensee (Cement) il 28 febbraio 1945.
Qui ricordiamo una delle molte storie di chi ha scelto, a cui siamo affezionati, ma ce ne sono tante altre da scoprire.
Credits Photo: Gaia Coals
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