La Fabbrica OLAP (Officine Lombarde Apparecchi di Precisioni), acquistata dal gruppo tedesco Siemens già durante la Grande Guerra, produce strumenti di precisione per le telecomunicazioni. Di grande importanza per lo sforzo bellico, la OLAP conta al suo interno 3000 operai di cui 1700 donne.

La fabbrica è simbolo della resistenza operaia. Al suo interno, i lavoratori compiono atti di sabotaggio e attività clandestine come il trafugamento di armi. Il 24 marzo 1943 le proteste operaie sfociano in uno sciopero.

Le donne ricoprono un ruolo chiave nel movimento resistenziale. Sotto la guida di Elena Rasera, iniziano a riunirsi nei primi Gruppi di Difesa delle Donne e, nel marzo 1944, più di 500 operaie aderiscono allo sciopero da lei organizzato.

In fabbrica agisce anche il distaccamento della 116° Brigata Garibaldi guidata da Antonio Losavio, in cui mobilita l’operaio Gilberto Carminelli, fucilato insieme ad altri cinque partigiani in Cima di Porlezza il 21 gennaio 1945. 

Oggi la OLAP non esiste più, al suo posto si trova un supermercato: tra il suo ingresso e il parcheggio è possibile trovare una targa, purtroppo scarsamente valorizzata, che ricorda i lavoratori caduti per la Libertà.

Storia di chi scelse: Elena Rasera

Le lavoratrici della OLAP svolgono un ruolo essenziale all’interno della Resistenza della fabbrica. Figura centrale è Elena Rasera. Nata da una famiglia antifascista del bellunese, si trasferisce a Milano dove, all’età di 21 anni, inizia a lavorare come operaia alla OLAP.

Nell’inverno del 1943 si occupa della costituzione, all’interno degli stabilimenti, dei Gruppi di Difesa della Donna. Formate da piccole unità di lavoratrice collegate te une con le altre, hanno lo scopo di sostenere la lotta partigiana, organizzare le proteste nei luoghi di lavoro, scioperi e atti di sabotaggio.

Nel marzo 1944, Elena organizza lo sciopero della OLAP alla quale aderiscono circa 500 operaie. Dopo avere scollegato la corrente elettrica agli impianti, sono proprio le donne a uscire per prime dai posti di lavoro proteggendo i colleghi uomini, più esposti agli arresti e alle rappresaglie. 

Elena si dà alla clandestinità, con il nome di battaglia Olga, assume l’incarico di Capo servizio di Collegamento e diffusione stampa clandestina, responsabile della zona della città tra Porta Venezia e Rogoredo, cui fanno capo le fabbriche della Bianchi, Innocenti, Saffa e della trafileria Redaelli. 

In occasione del Settantesimo Anniversario della Liberazione, Elena ha ricevuto la medaglia e il diploma da partigiana dal ministero della Difesa.

Qui ricordiamo una delle molte storie di chi ha scelto, a cui siamo affezionati, ma ce ne sono tante altre da scoprire.

Credits Photo: Gaia Coals


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