Il monumento in ricordo dei caduti nei campi di concentramento è situato all’interno del Cimitero Monumentale, dietro al Famedio.
Fortemente voluto dalla sezione milanese dell’Associazione Nazionale Ex Deportati, viene realizzato nel 1945 dallo studio di architettura BBPR . Il monumento segna, così, la ripresa della loro attività professionale e rappresenta uno dei primi esempi della volontà di fare Memoria per costruire un futuro di pace, simboleggiando anche un rinnovato impegno morale dell’architettura.
L’opera assume una dimensione “anti monumentalistica” per la sua semplicità di linee e ha una valenza simbolica, seppure rimanga priva di retorica. Dei tubi metallici compongono un cubo che si interseca con una croce greca. Sul monumento sono presenti delle lastre di marmo che ricordano la deportazione politica sulle quali sono riportati dei brani del Discorso della Montagna, tratto dal Vangelo di Matteo (“Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia” e “Beati i perseguitati per causa della giustizia”): pur essendo dei versi religiosi assumono qui un valore universale.
Al centro della griglia di tubi è posta una teca di vetro contenente una gamella, circondata dal filo spinato, che custodisce al suo interno la terra proveniente dal campo di Mauthausen. Nell’immediato dopoguerra, i familiari commemorano i propri morti mettendo delle foto alla base del monumento, solo nel 1961 sono aggiunte 7 lastre sulle quali sono incisi i nomi delle 847 vittime milanesi dei campi di concentramento.
Storia di chi scelse: lo studio BBPR
Lo studio di architettura BBPR nasce nel 1932 e il suo nome deriva dall’acronimo dei cognomi dei fondatori: Banfi, Belgiojoso, Peressutti e Rogers. La loro storia ha un rapporto profondo e doloroso con la repressione nazifascista.
Nel 1943, Rogers è costretto a scappare dall’Italia e a rifugiarsi in Svizzera a causa della sua fede ebraica.
A seguito dell’armistizio, lo studio BBPR diventa un centro di organizzazione e cospirazione del movimento Giustizia e Libertà, di iniziative antifasciste, diffusione della stampa clandestina, compilazione di mappe per i lanci aerei degli Alleati per le informazioni partigiane e diventa un punto di assistenza per il passaggio di antifascisti ed ebrei in fuga verso la Svizzera.
Peressutti diventa membro del Corpo Volontari per la Libertà, struttura di coordinamento militare delle forze partigiane. Mentre Banfi e Belgiojoso vengono arrestati e deportati a Gusen, sottocampo di Mauthausen.
Banfi perde la vita pochi giorni prima della liberazione del campo (avvenuta il 5 maggio 1945 ad opera dell’esercito americano), mentre Belgiojoso riesce a sopravvivere. Nel dopoguerra, il nome dello studio rimane immutato in memoria del compianto Gian Luigi Banfi.
Qui ricordiamo una delle molte storie di chi ha scelto, a cui siamo affezionati, ma ce ne sono tante altre da scoprire.
Credits Photo: Iris Pasi
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