Il monumento è stato progettato dallo studio BBPR, in collaborazione con il maestro d’arte Giuseppe Lanzani, e collocato nel 1998 sulla collina del Parco Nord, ricavata sui resti degli altiforni della Breda. È dedicato a tutti i lavoratori delle piccole e grandi fabbriche dell’area industriale di Sesto San Giovanni deportati nei campi nazisti. Queste deportazioni sono la conseguenza degli scioperi del marzo 1944, delle attività antifascista, delle azioni partigiane e a seguito di rastrellamenti.
Per arrivare al Monumento si deve percorrere una scalinata che evoca la scala della morte di Mauthausen. Esso rappresenta il deportato come una figura stilizzata con le braccia protese verso il cielo e intento a reggere dei massi, allusione al lavoro forzato nei campi nazisti. Ai suoi piedi sono presenti delle pietre provenienti dalle cave di Gusen e di Mauthausen e sei teche contenenti la terra dei campi di Gusen, Mauthausen, Dachau, Auschwitz, Ebensee, Ravensbrück e del Castello di Hartheim, dove sono stati deportati i lavoratori.
Alla base del monumento sono presenti dei masselli, disposti a semicerchio, sui quali sono incisi i nomi dei deportati nei Lager nazisti.
Storia di chi scelse: Ines Gerosa
Tra i nomi ricordati sui masselli del monumento c’è quello di Ines Gerosa. Nata a Muggiò nel 1925 da una famiglia socialista, è operaia nella V sezione aeronautica della Breda, una delle fabbriche più attive all’interno del movimento resistenziale clandestino.
Nella notte tra il 13 e il 14 marzo 1944, Ines viene arrestata da un gruppo di fascisti presso la sua abitazione per avere partecipato agli scioperi del marzo 1944.
Incarcerata prima a San Vittore viene successivamente spostata alla Caserma Umberto 1 di Bergamo. Da lì, il 5 aprile, parte con un convoglio diretto a Mauthausen. Arrivata al campo, l’8 aprile 1944, non viene immatricolata ma rimane rinchiusa in un bunker del campo. Il 2 maggio, dopo una sosta al carcere di Vienna, viene trasferita al campo di Auschwitz-Birkenau, dove viene immatricolata con il numero 81294. Successivamente è deportata a Chemnitze a Leitmeritz, sottocampo di Flossenbürg, dove viene liberata dai sovietici l’8 maggio 1945. Tornata in Italia le viene conferita la qualifica di partigiana operante con la 128° Brigata Garibaldi SAP (Squadra di Azione Patriottica).
Qui ricordiamo una delle molte storie di chi ha scelto, a cui siamo affezionati, ma ce ne sono tante altre da scoprire.
Credits Photo: Gaia Coals
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