La mattina dell’8 agosto 1944 un camion della Wehrmacht, parcheggiato in Viale Abruzzi 77, esplode a causa di una bomba. Nell’attentato, mai rivendicato da alcuna formazione partigiana, sono coinvolti solo civili italiani. 

All’alba del 10 agosto, su ordine del comando nazista, sono prelevati da San Vittore Gian Antonio Bravin, Giulio Casiraghi, Renzo del Riccio, Andrea Esposito, Domenico Fiorani, Umberto Fogagnolo, Tullio Galimberti, Vittorio Gasparini, Emidio Mastrodomenico, Salvatore Principato, Angelo Poletti, Andrea Ragni, Eraldo Soncini, Libero Temolo e Vitale Vertemati. 

I 15 antifascisti sono portati a Piazzale Loreto, angolo via Andrea Doria, e fucilati da un plotone composto dai militi fascisti del gruppo Oberdan della legione Ettore Muti. Eraldo Soncini, ferito al polpaccio, riesce a fuggire e a rifugiarsi nel sottoscala di un edificio in Via Palestrina 9, ma è raggiunto e ucciso sul posto da due militi fascisti. I corpi delle vittime sono lasciati esposti nella piazza, punto di convergenza del pendolarismo verso le fabbriche della Brianza, come monito alla popolazione. In serata, grazie al risoluto intervento del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, le salme sono rimosse e portate all’obitorio sotto la tutela del diacono Giovanni Barbareschi.  

Dopo la Liberazione, il 29 aprile 1945, in Piazzale Loreto sono esposti i corpi di Benito Mussolini, Claretta Petacci e di altri sedici ministri ed esponenti di spicco della Repubblica Sociale Italiana fucilati a Dongo. 

Il 10 agosto 1945 un cippo di marmo giallo, collocato verso Corso Buenos Aires, ricorda i Martiri di Piazzale Loreto. Nel 1960 è sostituto da una stele commemorativa in granito realizzata dallo scultore Giannino Castiglioni. 

Storia di chi scelse: Libero Temolo

Tra le persone scelte dal capitano delle SS e responsabile della conduzione del carcere di San Vittore, Theodor Saevecke, vi è Libero Temolo.

Nato ad Arzignano il 31 ottobre 1906, si trasferisce a Milano dove trova lavoro, prima come assicuratore e poi come operaio alla Pirelli.

Attivo antifascista e militante comunista si impegna, col nome di battaglia “Quinto”, nella propaganda all’interno dell’azienda e dell’organizzazione delle Squadre di Azione Patriottica diventando responsabile della cellula clandestina del Partito Comunista Italiano della Pirelli.

La sera del 21 aprile, a seguito di una delazione, è arrestato all’uscita della fabbrica e incarcerato a San Vittore. Dopo alcuni mesi di reclusione, il 10 agosto 1944, insieme ad altri quattordici antifascisti reclusi, è informato del suo trasferito a Bergamo. In realtà, lui e i suoi compagni sono portati a Piazzale Loreto dove li attende un plotone d’esecuzione. Libero Temolo, intuito ciò che sta per accadere, tenta la fuga, ma viene raggiunto e ucciso da una raffica dopo pochi metri.

Sulla salma di Libero Temolo è stata ritrovata una lettera indirizzata alla sua famiglia scritta poco prima di lasciare il carcere di San Vittore.

Qui ricordiamo una delle molte storie di chi ha scelto, a cui siamo affezionati, ma ce ne sono tante altre da scoprire.

Credits Photo: Gaia Coals


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