Il Palazzo Carmagnola, costruito nel XV secolo e sede del Comune di Milano fino all’unità d’Italia, nel 1940 è aperto al pubblico come Cinema Broletto.

Dopo l’armistizio diventa la sede del Comando e dell’Ufficio politico della Legione Autonoma Ettore Muti. Costituitasi a Milano nel 1943 su iniziativa dello squadrista Francesco Colombo, raccoglieva al suo interno fascisti della prima ora, criminali comuni e molti giovani indottrinati. Nei mesi successivi la Muti è promossa dal ministro degli Interni della Repubblica Sociale Italiana (RSI), Guido Buffarini Guidi, a Battaglione mobile ausiliario di Pubblica sicurezza. Al suo interno conta circa 4000 uomini impegnati nella feroce repressione di tutti coloro che si oppongono alla RSI, collaborando spesso con le formazioni militari nazisti.

Nelle camere di sicurezza e nelle celle di isolamento di Palazzo Carmagnola, avvengono le torture e gli interrogatori di partigiani, ebrei e civili. Il 25 aprile, nel corso dell’insurrezione generale, il palazzo viene occupato da partigiani della 120° Brigata Garibaldi. 

Nello stesso edificio Giorgio Strehler, Paolo Grassi e Nina Vinchi fondano, il 14 maggio 1947, il Piccolo Teatro, primo teatro Stabile italiano, facendone un centro e un simbolo della rinascita culturale e della vita democratica di Milano

Storia di chi scelse: Maria Cantù e Angelo Finzi

La Legione Autonoma Muti si è contraddistinta per la sua crudeltà.

Tra coloro che sono transitati nel Palazzo di via Rovello 2 c’è Maria Cantù. Nata a Milano il 19 maggio 1921 e conosciuta nella Resistenza come Mariuccia, è una delle più valide staffette del Comando milanese delle formazioni di “Giustizia e Libertà”.E’ arrestata dai fascisti mentre si reca alla sede del Comando; con sé ha una macchina per scrivere, assegni e denaro, oltre ai documenti per consentire l’espatrio di ebrei e prigionieri alleati.

Tra gli antifascisti arrestati con Mariuccia c’è anche Angelo Finzi. Nato a Pavia il 31 luglio 1910, per sfuggire alle Leggi Razziali cambia il suo nome in Vito Silvestri. Con il nome di “Vito” entra a fare parte della Resistenza, diventando ufficiale di collegamento del Comando delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà.

Nella notte tra il 2 e il 3 febbraio, dopo sei giorni di interrogatori e torture, Mariuccia e Vito vengono prelevati, caricati su un’auto e uccisi a colpi di pistola in via Araghi. I due corpi, abbandonati nella neve, sono ritrovati il giorno dopo da alcuni passanti. 

Tra il 1947 e il 1948, il Tribunale di Milano condanna, per questo delitto, i capi e i gregari della Legione autonoma “Ettore Muti”.

Qui ricordiamo una delle molte storie di chi ha scelto, a cui siamo affezionati, ma ce ne sono tante altre da scoprire.

Credits Photo: Gaia Coals


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